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Approfondimento

La Fortezza Europa e il tradimento dei diritti umani: Il respingimento dei migranti e il patto Italia-Albania

Negli ultimi anni, la politica europea di gestione delle migrazioni ha assunto contorni sempre più draconiani, svelando un quadro inquietante di respingimenti e violazioni sistematiche dei diritti umani ai confini dell’Unione. La cosiddetta “Fortezza Europa” si erge impenetrabile, sigillando le frontiere e lasciando migliaia di migranti e richiedenti asilo abbandonati a un destino di sofferenza. Le immagini dei rifugiati respinti con la forza, intrappolati in campi sovraffollati o costretti a ripercorrere rotte mortali, sono testimonianze tangibili di un’Europa che ha smarrito il senso della solidarietà e dell’umanità.

Al centro di questo scenario, l’Italia, Paese chiave nelle rotte migratorie del Mediterraneo, ha deciso di intraprendere un ulteriore passo verso la disumanizzazione del fenomeno migratorio, stringendo un accordo con l’Albania per la creazione di nuovi Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). Questi centri, destinati ad ospitare migranti in attesa di espulsione, rappresentano il simbolo di una politica migratoria che punta sempre di più all’esternalizzazione delle responsabilità, seguendo il modello già visto con l’accordo tra l’UE e la Turchia nel 2016.

Ma cosa significa realmente questa decisione?

In primo luogo, spostare i CPR in Albania significa allontanare il problema dagli occhi dell’opinione pubblica europea, relegando migliaia di migranti in strutture che, storicamente, hanno mostrato carenze strutturali e gestionali, nonché condizioni di vita spesso disumane. Questo approccio, che sembra voler scaricare la “gestione” dei migranti su Paesi esterni all’Unione, non fa altro che perpetuare un ciclo di violazioni dei diritti umani, senza affrontare le cause profonde della migrazione.

Inoltre, delegare la gestione dei migranti all’Albania pone serie questioni in merito alla trasparenza e alla tutela dei diritti fondamentali. L’Albania, pur aspirando ad entrare nell’Unione Europea, non ha gli stessi standard normativi in materia di diritti umani e accoglienza dei Paesi membri. C’è il rischio concreto che i migranti, una volta trasferiti nei CPR albanesi, possano essere soggetti a trattamenti disumani o degradanti, senza adeguata assistenza legale e protezione.

Questo accordo rappresenta un ulteriore passo nella strategia di respingimento sistematico adottata dall’Europa.

Si tratta di un tradimento dei principi fondanti dell’Unione Europea, che dovrebbe basarsi sul rispetto della dignità umana, della libertà e dell’uguaglianza. Invece di affrontare la crisi migratoria con una politica di accoglienza e integrazione, si continua a investire in muri, accordi discutibili e centri di detenzione che ricordano più prigioni che luoghi di protezione.

È necessario alzare la voce contro questa deriva autoritaria e disumanizzante. La politica dei respingimenti non è solo inefficace, ma è anche moralmente inaccettabile. I migranti che arrivano alle porte dell’Europa fuggono da guerre, persecuzioni e povertà, in cerca di una vita dignitosa. Rifiutarli significa non solo ignorare il dramma umano che si consuma ogni giorno nel Mediterraneo, ma anche rinunciare a un modello di convivenza che si fonda sulla solidarietà e sul rispetto dei diritti.

L’accordo Italia-Albania sui CPR è solo l’ultimo tassello di una politica che sembra voler costruire una “Europa dei privilegiati”, chiusa nel suo egoismo, cieca davanti alla sofferenza di milioni di persone.

Ma non possiamo permettere che la storia ricordi questa epoca come quella del fallimento dei valori europei. Bisogna opporsi a queste scelte con forza, per costruire un’Europa davvero giusta, solidale e umana.

Nicolò Cassano

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