Dal 17 al 20 aprile a Salerno hanno partecipato al Convegno oltre 660 persone, provenienti da 173 Caritas diocesane di tutta Italia, per 4 giorni di confronto e riflessione lungo le tre vie consegnate alle Caritas da papa Francesco in occasione del 50° dell’istituzione di Caritas Italiana (1° luglio 1971): «partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività».
«Nel servizio annunciamo il Vangelo – dice don Marco Pagniello, direttore Caritas Italiana – e generiamo così nella fede la comunione. É nell’incontro e nella relazione che viene generata la vita. L’obiettivo da perseguire è proprio questo: abitare le relazioni e le periferie facendo la propria parte, nel tentativo di cambiare il sistema attuale, che continua a produrre ingiustizia».
Sintetico di tutto il lavoro svolto nel Convegno è stato l’intervento conclusivo, sempre di don Marco, che ha portato a tutta l’assemblea una proposta concreta sulla quale lavorare insieme: un piano di corresponsabilità.
«Non possiamo fermarci a costruire reti, a stringere alleanze su alcuni obiettivi. Questo è il tempo in cui assumersi il compito di facilitare il lavoro di insieme. Le sfide potranno essere affrontate e vinte solo lavorando insieme». Da sottolineare la bella esperienza di Gennaro Pagano, coordinatore del patto educativo per Napoli che lancia a tutta l’assemblea un appello e un invito: «Sedersi tutti insieme attorno ad un tavolo per fare rete, per superare l’individualismo, sposando un’etica della cooperazione. Per progettare interventi insieme, per generare un sistema di vita».
Essere corresponsabili parte dunque dalla scelta di rimuovere alcuni macigni, avendo il coraggio di andare oltre le ideologie e il si è sempre fatto così. Essere corresponsabili significa condividere il sogno che «la pietra scartata è diventata testata d’angolo». «È essenziale – continua don Marco Pagniello – ridare significato alle parole. La sfida più grande per vivere un piano di corresponsabilità è ricomporre le fratture, e questo è possibile solo se rimettiamo la persona al centro. Per costruire questo piano di corresponsabilità è altresì necessario discernere insieme, co-progettare, partecipare a reti comunitarie. «Tutto ciò deve portare a generare un sistema di vita, a diventare – frase sottolineata dal professore Carmine Matarazzo – mentalità dell’abitare evangelicamente ogni periferia, non nella logica del possesso ma in quella dell’ascolto e dell’accompagnamento, nella consapevolezza che chi vuole bene non è dimenticato da chi riceve il bene». Su questa linea Carlo Borgomeo, presidente della FondazioneCon il Sud sottolinea quanto può esserci sviluppo solido e duraturo solo là dove c’è una sufficiente dotazione di capitale sociale, capitale umano, di comunità e che dalla solidarietà, dall’impegno nel sociale, si generano veri episodi di sviluppo.
Riprendendo in conclusione le parole di mons. Giovanni Nervo, il direttore don Marco conclude il suo intervento con un accorato invito a tutti: «non si può delegare agli altri il respirare, il nutrirsi, né è sufficiente respirare e nutrirsi qualche volta all’anno: si muore. Così per l’esercizio della carità».